L’IRONMAN RISPONDE: Ironfrankie

Inauguriamo questa nuova rubrica partendo proprio da lui. Si chiama Federico Franchini. Ma tutti lo chiamano Frankie. Ironfrankie. No, non è un personaggio di un film di James Bond, ma il Presidente del Team Spartans.

È Uno che si è fatto 18 IRONMAN (diciotto siore e siori) senza fare una piega, tagliando il traguardo – ogni volta – col sorriso stampato. La sua filosofia, la sua idea di sport, lo rende diverso da tutti gli altri.

Lui vuole farti divertire, lui ti vuole al traguardo con la felicità che sprizza da tutti i pori. Oggi però un po’ di domande gliele voglio fare, perchè nonostante tutto per chiudere una gara di questo tipo ci vuole il fisico, ma anche la testa.

E allora eccoci qua caro Frankie, dimmi un po’:

– Perchè una persona normale dovrebbe decidere di fare un IRONMAN?

A volte ci sono motivazioni, a volte c’e’ il bisogno di una sfida. Per me fu una illuminazione. Quindi una sfida.

– In cosa consiste l’allenamento di un IRONMAN?

Un IRONMAN è un tipo di sforzo estremo. Non si prepara in poco tempo, occorrono almeno 6/8 mesi di preparazione (un anno per un sedentario), in cui gradatamente si arriva a dominare la distanza. Tuttavia l’allenamento fisico spesso non basta. Ci vuole sicuramente quella che si chiama “IRONMAN attitude”. Purtroppo non si impara. O la si ha o non la si ha.Ecco cos’è.

– L’alimentazione è importante?

È importante alimentarsi bene in gara. Capire di cosa il nostro fisico abbisogna durante lo sforzo. Ma comunque è importante avere un regime alimentare in generale equilibrato e sano.

– Come conciliare allenamenti di diverse ore con gli impegni di tutti i giorni?

Qualche anno fa si riteneva che per arrivare a finire un IRONMAN fosse necessario allenarsi molte ore, fino a 15/20 a settimana (che lo rendeva quasi un’impresa), poi parecchie esperienze di allenamenti di qualità (più che di quantità) hanno permesso di limitare fino a 10/12 ore a settimana l’impegno, rendendolo possibile a molti.

– Come vivono i familiari l’avventura di un IRONMAN?

Beh, esiste una letteratura, in questo campo: di solito il famigliare (la moglie) ha un atteggiamento scettico. L’aspirante IRONMAN difficilmente è giovane, si riscopre in età avanzata (dopo i 40 anni) e anche se in passato era sportivo, la famiglia lo ha trasfomato in un essere pantofolato. Poi incontra un collega di lavoro, un amico rivisto dopo tempo fresco IM finisher, il medico che mette in guardia su uno stato di salute via via precario… e scatta la sfida. Il famigliare però poi si appassiona, il nostro aspirante ci mette tanto impegno e alla fine (per farla breve) il famigliare è complice, diventa sparring partner se non addirittura compagno di allenamenti.

– Cosa fai nei giorni che precedono una gara?

Normalmente arrivo 3/4 giorni prima nella località. Tra registrazione e ispezione dei percorsi il tempo passa velocemente. Molti testano i punti “critici” del percorso, ma il giorno prima ci si riposa.

– Hai qualche rito particolare?

Cerco di portare la bici nella zona cambio il più tardi possibile. Ho il terrore che il caldo o il sole mi faccia scoppiare le gomme. Perfino a Kona ho portato la bici all’ultimo (che dovevo portarla fra i primi).

– E nei giorni successivi?

Il giorno dopo riposo. Cammino, cerco di sciogliere la fatica. Per almeno una settimana non faccio attività: mi sarebbe impossibile anche nuotare.