Racconti Spartani: Jessica ci racconta la sua Verona Marathon (da brividi)

Si dice che la maratona si corra prima con le gambe, poi con la testa e infine col cuore.

In teoria…i primi chilometri scorrono facili sulle gambe allenate, giunti alla mezza maratona subentra la testa per resistere alla fatica e infine si arriva al traguardo con il cuore, perché non esiste ragione dopo quelle distanze.

Esattamente così ho corso la mia prima maratona a Roma nel Marzo 2015, chiudendola fra lacrime di gioia, stupore e confusione in 3 ore e 50 minuti. Per giorni ho poi gelosamente conservato acido lattico in ogni parte del corpo…

Ieri ho corso la mia seconda maratona a Verona ed è stata tutta un’altra storia!!!

Per mesi ho seguito le istruzioni del mio coach Torre che ha accolto sempre con entusiasmo gli stravolgimenti della tabella per le gare che ho proposto in itinere… martellandoci dentro anche una mezza a soli sette giorni dal grande evento!

Ho corso con gambe, testa e cuore dal principio, in perfetta sintonia e collaborazione tra loro fino alla mezza maratona: con la testa per trattenere le gambe dal tirare facile nei primi chilometri e con il cuore per assecondare una frequenza cardiaca comoda.

Nella seconda parte invece ho raggiunto un magico stato di benessere ove ogni parte del corpo funzionava perfettamente e in modo autonomo, quasi scollegato dal resto.

Le gambe giravano senza fastidi o dolori immaginari, mi sentivo leggera e veloce, le braccia ondeggiavano in modo composto e contenuto, spalle e sguardo basso, addominali in tensione con la sensazione che tenessero insieme tutti i pezzi del corpo.

La testa era libera da ogni pensiero, concentrata solo sulla postura… talmente concentrata da ignorare persino il chilometraggio. Dal ventitreesimo al trentacinquesimo chilometro ho cavalcato uno stato di grazia sfidando la paura del famoso muro dei maratoneti. Senza eccedere ma sfiorando il limite sopportabile.

In un punto in cui sulla strada si incrociavano i percorsi di andata e ritorno, mi son chiesta se stavo percorrendo il tratto dal lato veloce o da quello più lento, ero talmente incantata dal fluire dei miei passi che ho perso il contatto con il resto. Incredibile quanto vero.

Dal trentaseiesimo chilometro mi sono ricongiunta alla realtà godendo degli incitamenti dei runner che riuscivo a superare, degli amici incontrati sul percorso, di quelli che per qualche minuto ho seguito e dei runner che si sono agganciati alla ricerca di uno sprint finale.

Ultimi due chilometri in volata e via al traguardo stracciando il mio PB di ben 22 minuti.

Ho chiuso la mia seconda maratona in 3 ore 28 minuti e 40 secondi.

Ad oggi restano le emozioni e nemmeno un dolore post corsa, non vedo già l’ora della prossima maratona!