Da Giacomo Lovati (uno dei 12 aspiranti IM Finisher), il primo articolo dedicato all’idea, alla preparazione e alla conquista della prima finish line di un IM (Barcellona, 4 ottobre 2015)
8 del mattino di una domenica di marzo del 2014.
Sono nel parcheggio di un centro commerciale deserto, ho una bici in prestito da un collega e sono vestito con un abbigliamento tecnico modello Filini dell’ufficio sinistri….
Sto aspettando Jacopo, che ho sentito per ora solo telefonicamente. Qualche giorno prima ho avuto la malaugurata idea di chiamare un pericoloso soggetto, tale Federico Ironfrankie Franchini per chiedere qualche informazione per riprendere a fare un po’ di attività fisica dopo un po’ di tempo di totale inattività e mi sto interessando al triathlon.
Mi ha immediatamente caricato una molla pazzesca, e mi ha costretto a un’uscita in bici appunto con un altro spartano.
Non ho praticamente mai pedalato, ho un passato di agonista ma di sport completamente diversi, per cui sono preoccupatissimo per quello che potrà succedere.
Arriva Jacopo, cazzo ha una bici strafiga da triathlon!!!! Lo invidio parecchio e comincio già a pensare a come ucciderlo in qualche vialetto di campagna per farla mia, ma poi mi pento subito di questa malsana idea. Forse più avanti.
Nonostante sia un Ironman, creatura mitologica che nella mia testa si nutre solo di proteine e carboidrati assunti per via endovenosa ogni 5 ore (più avanti scoprirò che alcuni di cui non faccio il nome ma solo le iniziali PGS, le assumono solo per via rettale), è una persona straordinariamente simpatica e disponibile e in pochi minuti stiamo già chiacchierando amabilmente.
Si pedala e comincio subito a divertirmi. Lo stato di forma è approssimativo, devo perdere un miliardo di kg ma piano piano penso che ce la si può fare.
Dopo una ventina di km mi arriva la domanda… “Cosa ti interesserebbe fare??” So che dalla risposta può dipendere il mio futuro ma faccio l’errore.
“Mah sai, mi piacerebbe cominciare ad allenarmi e magari tra un’annetto fare qualche sprint….”
Jacopo mi guarda con l’occhio della madre sulla scalinata della corazzata Potiomkin e lapidario dice “minimo un olimpico tra un paio di mesi”
È l’inizio della fine. Due giorni dopo Frankie mi informa (anzi lo posta sulla chat della squadra senza nemmeno preavvisarmi) che ha deciso e che sono stato iscritto alla staffetta del 70.3 di Pescara due mesi dopo.
Sarò anche costretto a comprare un bici…. Non voglio farla lunga, ma inizia un periodo fantastico, inizio a conoscere gli altri ragazzi e ad allenarmi.
Riscopro il gusto della fatica, atleticamente sono in condizioni disastrose ma in quattro mesi perdo otto kg e comincio piano piano a riprendere contatto con il mio fisico.
E Pescara si avvicina… ma ve ne parlo la prossima volta….
PS tra undici mesi Barcellona….