⁠⁠⁠IRONMAN Choice: ovvero una guida semiseria al debutto nella distanza regina del Triathlon

Da dove cominciamo? Beh, iniziamo dicendo che ci sono 3 tipologie di ⁠⁠⁠IRONMAN.

Il circuito WTC, conosciuto come “Mdot” (gli Ironman con il puntino), cui si deve, con l’⁠⁠⁠IRONMAN delle Hawaii, a Honolulu nel 1978, la nascita di questo sport. Attualmente tra full, mezzi e 5150 (versione WTC degli olimpici) sono quasi 200 le gare nel mondo.

Il circuito Challenge, nato nel 1986 con il Challenge Roth (rimasto a lungo l’unica gara di questo circuito) è ora una solida realtà con oltre 44 gare fra full e Mezzi ⁠⁠⁠IRONMAN.

Poi ci sono tantissime altre gare, che per vari motivi restano al di fuori di questi circuiti,ad esempio per la durezza del percorso: Embrunman, Norseman i più famosi, affiancati da un paio di anni dallo Swissman e dal Celtman.

Poichè le royalties dei circuiti sono molto elevate, tantissime gare molto famose e pur con numerose edizioni (e molti partecipanti), preferiscono restare “indipendenti”: Elbaman, Moraviaman, Podersdorf e Outlaw, fra le altre.

Quindi quali consigli per un novello aspirante ⁠⁠⁠IRONMAN Finisher?

Lo indirizzo verso un grande classico, o lo spedisco verso una new entry, in attesa anche dell’annunciato IM Civitavecchia (20 ottobre 2016)?

La prima valutazione da fare è il costo. Certamente con quasi 600 euro del solo pettorale, un ⁠⁠⁠IRONMAN Mdot è impegnativo, ma stiamo anche parlando di una gara unica, di un evento nella vita che debba essere memorabile…

Insomma, un po’ come se si volesse risparmiare sul proprio matrimonio. O – per rimanere in tema – se per esordire in una maratona un podista non scegliesse New York (o una Major).

Altro elemento che fa pendere la scelta per un evento ⁠⁠⁠IRONMAN Mdot è quella labilissima, o labile, o probabile o – insomma – quella possibilità di avere lo slot per la finale mondiale delle Hawaii. Com’è come non è, Kona ha il suo perchè.

Bene. Andiamo avanti. Scegliamo una gara in Europa, magari raggiungibile in auto, per non avere lo stress del volo, del valigione, del smonta/rimonta la bici? Come prima gara si, lo consiglio. E allora abbiamo Klagenfurt, Zurigo, Nizza e Francoforte (ora si sono aggiunte nuove mete, da Barcellona a Maiorca, Copenaghen a Kalmar, a Maastricht), ma le prime 4 sono certamente quelle su cui ci dobbiamo concentrare, essendo dei veri e propri pilastri.

Klagenfurt (come Francoforte e Zurigo) ha il nuoto in acque dolci (e negli ultimi anni spesso con muta vietata) ma un percorso bike con 1300/1700m di D+ (quindi non particolarmente faticoso) e una maratona piuttosto piatta.

A Nizza si nuota nel mare, il percorso bike è piuttosto duro (2700m D+) e la maratona è su 4 giro sull’infame Promenade des Anglais sempre infuocata da alte temperature e ben poco ombreggiata.

Klagenfurt e Francoforte esauriscono i pettorali in poche decine di minuti, dal momento dell’apertura, Nizza in pochi mesi, Zurigo offre una scelta più ponderata, anche perchè la città svizzera è tutto tranne che economica. Io li ho provati tutti. Zurigo 2 volte.

Barcellona (Calella, 50km a nord), infine: ma non ha certo lo stesso fascino (ma mi manca).

In caso di sold out, la scappatoia c’è, grazie ai servizi di Nirvana e Hannes con i quali si può ottenere un pettorale, a prezzo di costo, ma si paga a carissimo prezzo l’alloggio, in abbinamento obbligatorio.

Se si vuole abbinare una vacanza si può optare per Lanzarote, Ironman durissimo, sia per il percorso bike sia per il vento furioso. O Maiorca, altra isola ventilata, con rischio di muta vietata (finito a fine settembre).

Le mete nordiche hanno percorsi bike piuttosto piatti, ma la assenza di vento non è assicurata.

L’⁠⁠⁠IRONMAN Inglese, Bolton, ha una logistica un po’ complicata, con 2 zone cambio distinte e l’arrivo in una terza zona. L’⁠⁠⁠IRONMAN Wales a metà Settembre riserva freddo, vento e pioggia, oltre che dislivelli importanti.

E come sono gli ⁠⁠⁠IRONMAN USA?

Beh, qui siamo su un altro pianeta. Negli Usa lo sport è vissuto nella maniera più gioiosa e divertente, con agonismo ridotto ai minimi termini e dove anche i PRO fanno il pasta party con gli amatori (e non su tavoli riservati come accade in Europa).

I personaggi? C’è sempre il militare di ritorno da una guerra che ha fatto la preparazione negli spazi angusti del campo, e che per sfida vuole fare l’⁠⁠⁠IRONMAN. L’ex super obeso che ha perso tot chili (dai 150 in su) che ora è pronto a partire. E poi si festeggiano i più vecchi, maschio e femmina, i più giovani, e chi affronta per la prima volta un ⁠⁠⁠IRONMAN. È c’è sempre quello che ha un fioretto, una penitenza da scontare o una scommessa da pagare: feste anche per lui.

Negli IM del Canada (ora Challenge Penticton), all’IM Coeur d’Alene, all’IM Lake Placid, all’IM Arizona, all’IM Florida a Panama City Beach e all’IM Boulder i percorsi bike sono affrontabili e in location piuttosto suggestive. Solo Boulder, in Colorado, essendo ad un’altitudine costantemente sopra i 1.600m, necessita di un periodo di acclimatamento. Il prossimo anno parteciperò all’IM Texas, che dicono sia molto caldo.

Ma la mia impresa più grande è stata partecipare all’Ironman delle Hawaii, a Kona, e vi dico che “se c’è anche una sola, piccola possibilità per qualificarsi, giocatevela.”

Nel mio carnet anche l’⁠⁠⁠IRONMAN del Brasile (a Florianopolis), memorabile per il pasta party. E l’IM Cozumel, nella omonima isola del Messico, dove tira un discreto vento.

E dunque passiamo alle alternative. La prima alternativa da valutare è sicuramente l’Elbaman. Location bella (l’isola), gli abitanti e le strutture molto meno, Marco Scotti (l’organizzatore) è bravissimo, ma poco supportato dalle amministrazioni locali (parlo di 5 anni fa, ma non credo sia cambiato granchè). Percorso suggestivo, ma asfalto infame, chiuso al traffico solo nel senso di marcia degli atleti (con incontri ravvicinati con pulmann tedeschi o olandesi da brivido, nei tornanti in discesa da Marciana), ma certamente un’alternativa economica, sia pure piuttosto impegnativa come percorso bike.

Se l’Elbaman non è abbastanza dura, allora si puo’ tentare la fortuna alla lotteria del Norseman, che oltre al nuoto in un fiordo gelido (o comunque freddo) norvegese, saltando da una barca alle 4 di mattina, oltre agli oltre 5000m di D+ in bicicletta con supporto personale (non sono previsti ristori o rifornimenti dall’organizzazione), spesso sferzati dal vento e/o con pioggia gelida. E come se non bastasse, solo ai primi 250 è consentito arrivare ai 1860m del traguardo vero (e la maglia nera di Finisher), mentre gli altri si devono accontentare della maratona in piano e della maglia di Finisher bianca.

Sulla stessa falsariga il Celtman (con maratona che sale e scende per un cocuzzolo) e lo Swissman, mentre l’Embrunman (32 edizioni), classicissimo IM di Ferragosto, nei 188 km di bici offre 5000 di D+ compresa la scalata all’Alpe d’Huez. Qui siamo già a livelli superiori di sfida.

Tornando un po’ con i piedi per terra, il Challenge Roth è un altro classico. Certamente è un ⁠⁠⁠IRONMAN veloce, e l’unica salita la si fa di slancio, fra ali di folla in un estasi modello Tour de France. Dalla sua il fatto che i pettorali si esauriscono in pochissimi minuti (3, quest’anno).

Una segnalazione finale: quest’anno la Challenge Family avrà l’⁠⁠⁠IRONMAN distance anche in Italia, a Venezia, dopo che il Challenge Half di Rimini ha già riscosso grande successo nelle prime tre edizioni.

Che dire ancora, alzatevi dal divano e andate a rincorrere il vostro sogno!

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